Un momento felice
Penso al primo momento felice della mia vita che mi ricordo. Sono una ragazza adottata e negli anni ‘60 chi veniva adottato o aveva un genitore che si ammalava o moriva, veniva riportato indietro nell’orfanotrofio. La mia mamma era malata di cancro, così ho fatto avanti e indietro tante volte. Finché un giorno mio papà che era un medico trovò degli escamotage e mi disse che non sarei più tornata indietro e mi portò in questa nuova casa che aveva comprato. Ecco, in quel momento lì mi è sembrato tutto perfetto, avevo anch’io una mamma e un pappa. Avevo anch’io una casa e mi sentivo finalmente protetta e al sicuro. Avevo una famiglia e sarebbe stato per sempre.
Elena Laera. 18 marzo 2020, Arese. Questa foto è stata scattata da una mia vicina di casa durante il periodo del lockdown nel giardino del mio palazzo dove abitano molti anziani e alcuni di loro partecipano al nostro laboratorio di comunità: la “Saletta scacciapensieri”. Mi ricorda quella sensazione di solitudine, di ansia, di paura, d’isolamento che si respirava in quei giorni, così scendevo nel giardino per salutare tutti con un buongiorno, per un caffè, per dire semplicemente non siamo soli in un modo strampalato, ma ancora insieme.
Elena Laera. 15 marzo 2019, Arese. Questa foto è stata scattata nella “Saletta schiacciapensieri” durante la tombolata. Sullo sfondo si può vedere come abbiamo pensato la saletta partendo da un’idea che arrivava da uno studio psicologico di un mio amico. E’ stata trasformata da tutti per dare un senso a quei muri che non sono una chiusura, ma un’apertura per un’accoglienza di tutti. Mi è particolarmente cara perché è la prima volta che la signora che andavo a trovare a casa due volte la settimana per tanti mesi aveva accettato di uscire e di incontrare altre persone nella saletta scacciapensieri, accompagnata da me e Maria. E quell’abbraccio significa una relazione consolidata, un passo in più verso il ritornare protagonisti della propria vita. Non importa quanto tempo ci vuole ma l’importante è crederci sempre.
Un luogo diverso
Ciò che vorrei cambiare nel Rhodense sono tutte le scuole. Credo che l’arredamento, i materiali e la struttura raccontino molto del metodo, del tipo di relazione e del tipo di considerazione che si ha del bambino. Io vorrei una scuola dove il bambino sia protagonista del proprio sapere. Una scuola colorata, dove non ci sono cattedre, banchi singoli e sedie ma tavoli di condivisione. Una scuola con luoghi studiati per incontrarsi e scambiarsi le idee, per confrontarsi. Una scuola dove insegnanti, bambini e genitori camminano insieme per costruire la vita futura, con pari dignità e pari rispetto.
Elena Laera. 15 marzo 2019, Arese. Questa foto è stata scattata nella “Saletta Scacciapensieri” mentre festeggiavamo più compleanni tra volontari ed amici che ci vengono a trovare. Sullo sfondo potete vedere la scritta: “la comunità inizia dal condominio”… e la relazione inizia da un abbraccio, da un sorriso accogliente, dal sentirsi tenuti in considerazione e voluti bene!
La comunità
Sono tanti i momenti in cui ho sentito la nostra comunità vicina: durante il primo lockdown, quando la mattina facevo le video chiamate per salutarci e scambiare quattro chiacchiere per cominciare la giornata con forza rinnovata; durante il mio compleanno che ho festeggiato con gli anziani che vengono da noi e con gli altri volontari. Una volta in particolare mi ricordo che, avendo un carattere fomentino, quando penso a qualcosa che si debba fare, mi riscaldo. La mano di Alessandra appoggiata sulla mia mi dice di stare calma, riflettere e poi dire le cose in un altro modo.
Cosa mi ha spinto a restare
Credo moltissimo in quello che facciamo, credo che gli anziani siano un patrimonio e non un oggetto scomodo da chiudere in casa e da dimenticare. Mi ha fatto restare il sorriso della signora che vado a trovare e che ha tante difficoltà, però, quando mi vede, sorride e balliamo insieme nonostante lei abbia difficoltà di movimento. Ricordo con gioia la prima volta che lei è uscita di casa per venire da noi in laboratorio. Mi ha fatto restare il fatto che ogni volta che entro in laboratorio sono accolta con il sorriso, con un abbraccio, e che mi si dica: “perchè l’altra volta non c’eri?” Mi fa restare la gioia che condividiamo insieme, il piacere di stare insieme e di costruire le relazioni.
Elena Laera. Aprile 2019, Arese. Queste foto parlano un po’ di me e della voglia di amare, di essere amata e di colorare la vita nonostante e comunque. Ci sono la mia mamma che ha 91 anni, il mio cane e il mio gatto salvati da situazioni veramente difficili. Ci divertiamo e ci scambiamo affettuosità, perché per me il senso della vita è tutto qui sorridere ed amare.
Elena Laera. Febbraio 2019, Arese. Questa foto è stata scattata da uno dei nostri tanti amici anziani che ci vengono a trovare nella “Saletta scacciapensieri”. Qui io e Melina stiamo cercando di regalare un momento di ilarità durante uno dei nostri laboratori. Una risata spontanea e condivisa è insostituibile!